<Guardavo il mondo con gli occhi di un felino

e lo stringevo in pugno come un passero striminzito… >

UN NOME TRA LE PIETRE

(…) Bene, Dino, ci sei ancora. Dopotutto torni “sempre a galla/come un delfino un’aquila una stella/”. E riemergi dal pozzo sfondato della mia memoria che ha imparato così bene nel tempo a dimenticare se stessa. Pozzo sfondato e vischioso di lino e muffe, detriti, relitti di altre storie, altre vite. E’ quanto resta dei quasi trent’anni che non ti è stato concesso attraversare, con la foga del tuo passo da brigante spaccone. Troppo l’impeto, troppo breve la corsa. “Sono nato per essere giovane”… (…)  Scrive questo Pina Allegrini in “Un nome tra le pietre”, volume che ha curato assieme a Marilia Bonincontro. Il testo, che raccoglie testimonianze e critiche, autografi del ’63, copertine delle opere e alcune poesie del giovane Clemente Di Leo, viene pubblicato nel luglio ’96, nel cinquantenario della nascita del poeta, dalle Edizioni Noubs di Chieti.
Il libro si apre con la foto del ragazzo di Colledimacine e dei suoi genitori e con la poesia di Laura Romani “Il disegno reale di un’idea”. Prosegue con i versi del poeta scomparso… “Volato sull’ultimo cielo/ inoltre/ non può starci/ che una pagina bianca”. “Questi versi – spiegano a seguire una nota -, posti da Di Leo a chiusura della raccolta “Cimeli”, avevano certamente, nelle intenzioni dell’autore, un significato di autocelebrazione (se è corretta la lettura che ne diamo). A distanza di ventisei anni dalla scomparsa del poeta, noi intendiamo leggerli oggi come un’epigrafe posta sulla sua pietra: oltre la morte, infatti, non può esserci che “una pagina bianca”: quella su cui il poeta non scriverà più, quella su cui noi tentiamo di vergare qualche “storta sillaba”, per ricordarlo”.
Il volume contiene tre poesie, parzialmente riviste dall’autore: “L’ignota musa”, che era entrata a far parte del poemetto “Preludio”, “Vita e morte” dell’agosto 1960 e “Notte serena dopo una nevicata” del dicembre ’61. I brani di critica e ricordi in esso racchiusi sono delle due scrittrici che hanno curato il lavoro, di Antonio Allegrini, Sebastiano Calella, Pietro Civitareale, Rolando D’Alonzo, Antonino Di Giorgio, Vittoriano Esposito, Ottaviano Giannangeli, Bartolo Iossa, Giuliano Manacorda, Renato Minore, Giuseppe Porto, Giuseppe Rosato, Benito Sablone, Giammario Sgattoni, Laura Venturini, Giuseppe Zagarrio. Pagine nelle quali si susseguono squarci di vita, frammenti di memoria, valutazioni e analisi della poesia di Di Leo.
A margine spunta anche Eugenio Montale… “Ti guardiamo noi, della razza di chi rimane a terra”.